Il Quiet Quitting, resistenza più che rivolta


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  • 12/10/2022
  • JOB BLOG

La società in cui viviamo fonda sempre più il lavoro sul concetto di iperproduttività, come stimolo a fare di più, meglio e in meno tempo. Sarà capitato a tutti, nell'ambiente lavorativo, di ritrovarsi a dover fare di più (del dovuto) per aspirare ad una crescita professionale o a compensi più alti, o solo per ricevere approvazione dai propri superiori.

Comportamenti come questi, anche se in buona fede, portano spesso a sfumare il limite tra lavoro e vita privata, a tal punto che il primo prende il sopravvento sul secondo. Il quiet quitting si propone come movimento atto a contrastare tale tendenza lavorativa.

Cos’è il quiet quitting?

Il quiet quitting si propone come movimento di resistenza più che di rivolta, verso il sistema lavorativo attuale. Tutto è nato con un hashtag su TikTok da parte di un giovane appartenente alla cosiddetta GenZ (Generazione Zeta, giovani nati tra il 1995 e il 2010). All’interno della clip, il giovane manifestava la propria insoddisfazione dal punto di vista lavorativo; in breve tempo il video ha raggiunto più di 8 milioni di visualizzazioni. Ecco come il giovane promuove il movimento di resistenza chiamato quiet quitting: […]“Si continua a svolgere i propri compiti, ma non si aderisce più alla cultura della competizione verso se stessi e gli altri[…]”

Dunque, con il termine “quiet quitting” (“abbandono silente”), si intende la volontà da parte dei lavoratori di distaccarsi da quella che è la condizione alienante tipica di alcuni ambienti di lavoro. Dare un valore diverso al proprio lavoro e riconoscerlo come tale, riuscire ad essere apprezzati per le mansioni svolte e non dover per forza rincorrere l’accettazione del proprio superiore. Il quiet quitting è un atteggiamento “rilassato” di risposta ad un clima stressante che si vive ad oggi all’interno di alcune aziende, dove la mancanza di engagement e di flessibilità crea conflitti sia interni al lavoratore che esterni in relazione al team.

Perché il fenomeno del quiet quitting sta dilagando?

Il quiet quitting è frutto di un altro grande movimento detto Great Resignation (“la grande dimissione” - ne abbiamo parlato qui). Tale fenomeno ha incoraggiato un gran numero di lavoratori nel 2021 a lasciare il proprio lavoro, spinti da un senso di non adeguatezza e infelicità, a causa di un lavoro che nel tempo li aveva inglobati e soffocati.

La Great Resignation potrebbe essere stata l’inizio di un’importante rivolta polemica post-pandemia, ma le cause alla base dell'esodo di massa di dipendenti a cui stiamo assistendo non sono certo una novità. Lo dimostra il quiet quitting, che si sta sviluppando proprio ora, in un momento storico che ha visto pandemia mondiale, una guerra in atto e un ritorno alla normalità decisamente precario; il tutto all’interno di un domino di decadenza composto da stipendi ancora troppo bassi e un’inflazione alle stelle.

Il valore della libertà per la Generazione Z

Il paradosso è pensare che il quiet quitting sia una forma di rivolta, un modo per cambiare le regole del gioco. Il quiet quitting rappresenta la volontà di appellarsi ai diritti del lavoratore, svolgendo unicamente le mansioni per le quali si è pagati e lavorare a ritmi scanditi dall’orario di lavoro. Ricordiamo inoltre che, chi decide di "aderire" al quiet quitting spesso non lo fa come risposta ad una mancata retribuzione per le mansioni extra svolte, ma per un mancato riconoscimento per il lavoro svolto, riconoscimento inteso come apprezzamento e supporto da parte dei propri superiori.

Infatti, secondo gran parte dei giovani appartenenti alla Generazione Z, il denaro potrebbe non essere sempre la priorità sul lavoro o, quanto meno, non sarebbe paragonabile alla possibilità di avere più tempo a disposizione da dedicare a sé stessi.

La soluzione al quiet quitting

Il lavoro è parte integrante e fondamentale della vita di tutti noi, ma quando comincia a fagocitare la nostra quotidianità, vuol dire che abbiamo perso il controllo su di esso. Stabilire dei limiti quando si lavora, non sovraccaricarsi, non accettare tutte le mansioni extra, può essere vitale per il nostro equilibrio psicofisico ed evitare un burnout.

Voler essere a tutti i costi notati per il nostro instancabile impegno è deleterio per la nostra mente e per il nostro corpo. Non sovraccaricare la nostra giornata lavorativa non vuol dire non lavorare abbastanza o lavorare poco, vuol dire dare il giusto valore al nostro lavoro riconoscendolo come parte integrante della nostra giornata e non un pensiero preponderante nella nostra vita.

Attribuire il giusto valore al proprio contributo significa anche lavorare con passione ed entusiasmo: il quite quitting non deve infatti confondersi con la scarsa partecipazione emotiva al lavoro, la cui presenza è, invece, fondamentale per poter lavorare al meglio.

Da una parte le aziende dovrebbero intraprendere azioni volte a prevenire gli effetti indesiderati del quiet quitting, dimostrandosi più flessibili verso il lavoratore (in termini di permessi e/o possibilità di smartworking), attraverso una ben definita cultura aziendale, tramite la cultura del feedback, del rewarding e del riconoscimento e, infine, del rispetto del work-life balance. Solo così facendo, i lavoratori arriveranno a sentirsi parte del team e ad acquisire motivazione e soddisfacimento all’interno dell’ambiente di lavoro.

Dall'altra parte i lavoratori non dovrebbero essere spinti a fare più del dovuto in termini lavorativi, ma a mettersi in gioco occupandosi di nuove task e accettando nuove responsabilità, uscendo dalla propria comfort zone, in un’ottica di crescita personale e professionale.

La possibilità di cimentarsi in nuove sfide permette infatti di lavorare con maggior coinvolgimento e di provare un forte senso di appagamento al raggiungimento degli obiettivi aziendali grazie al proprio contributo. Aumentando inoltre il senso di appartenenza organizzativo miglioriamo il committment, innalziamo i livelli di engagement e la soddisfazione personale dei collaboratori.

Di questi e tanti altri temi parleremo al Making Cosmetics & In-Vitality 2022, la fiera di settore dedicata a professionisti e aziende dell’industria cosmetica e nutraceutica. Trovi ulteriori informazioni sulla nostra conferenza "L'INNOVAZIONE IN AZIENDA: DALLE PERSONE AL BUSINESS" a questo link. Puoi anche approfondire il tema anche sull’articolo di Makeup Technology CEC a tema “Employee retention” di novembre. Non perderli!

Eri a conoscenza del fenomeno di quite quitting? Cosa ne pensi? Lasciaci un commento qui sotto.



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