Circular Beauty: trend o necessità?


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  • 14/09/2022
  • JOB BLOG

Lo spreco alimentare è uno dei problemi più preoccupanti del nostro tempo. L'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (FDA) delle Nazioni Unite stima che il 30% del cibo raccolto o preparato viene sprecato a livello globale, contribuendo a circa l'8% delle emissioni globali di gas serra.

Lo spreco alimentare globale e le sue conseguenze per il pianeta stanno spingendo inevitabilmente diversi settori a re-immaginare come affrontare la sfida degli sprechi. Questa tematica, già ampiamente discussa ed elaborata nel mondo del design e della moda, sta coinvolgendo anche il settore beauty, che ha iniziato a mettere a punto soluzioni di riciclo per la produzione di make up e prodotti di bellezza sfruttando la cosiddetta circular beauty, ovvero la conversione e il riciclo di scarti alimentari che si trasformano in cosmetici e prodotti per la cura di pelle e corpo ecosostenibili.

In cosa consiste esattamente?

Con il termine upcycling si intende il processo di trasformazione dei materiali di scarto, e sta guadagnando un notevole slancio nel settore della bellezza. La bellezza “riciclata”, la bellezza circolare e la bellezza senza sprechi stanno diventando temi caldi all'interno delle iniziative di sostenibilità legate alle aziende beauty, che si stanno sempre più direzionando verso pratiche rigenerative volte a ridurre gli sprechi e salvaguardare il pianeta.

La circular beauty utilizza prodotti di scarto - plastica esclusa, ovviamente - tra cui cibi, in particolare frutta e verdura, che non vengono messi in vendita per questioni di estetica. Le loro proprietà restano intatte, così come i preziosi attivi che apportano benefici nella formulazione dei vari prodotti.

Sono davvero tanti gli alimenti e gli ingredienti che possono essere sfruttati per realizzare cosmetici eco sostenibili. Ecco qualche esempio:

  • scarti dell’olio di oliva;
  • banane (scartate dalla vendita perché ammaccate o dalla forma imperfetta);
  • chicchi di cacao e caffè;
  • bucce di agrumi o altra frutta;
  • polvere di nocciolo di oliva, che ha proprietà detergenti per pelle e capelli e si può usare anche come scrub viso, a seconda della grandezza dei granuli.

Tutti questi alimenti sono perfetti per creare maschere viso e scrub, così come anche i semi di frutta secca con cui si possono ricavare gli oli essenziali. Le aziende di succhi e quelle vinicole che scartano frutta e uva consentono il riciclo alle aziende cosmetiche, ma, affinché gli scarti siano efficaci, bisogna recuperare velocemente le materie prime, che dovranno essere fresche e non contaminate da germi e batteri.

La circular beauty non riguarda solo la composizione dei cosmetici bensì anche il packaging, che diventa green evitando le componenti in plastica, principali responsabili dell’inquinamento sul nostro pianeta. Gli imballaggi eco friendly sono scatole di legno o cartone, oppure le bottiglie di vetro.

Da qui ci colleghiamo all’economia circolare e alla green economy contrapposte all’economia lineare in cui i materiali vengono estratti, lavorati, prodotti, venduti e infine gettati nelle discariche. L’economia circolare interrompe questo ciclo dannoso ed è definita dal World Economic Forum come: “un sistema industriale riparativo o rigenerativo, che sostituisce il concetto di fine vita con il restauro, si sposta verso l'uso di energia rinnovabile, elimina l'uso di sostanze chimiche tossiche e mira all'eliminazione dei rifiuti”.

Le varie forme di upcycling sono destinate a diventare uno standard necessario per l'industria della bellezza nei prossimi anni, in tutte le fasi della catena: dall’approvvigionamento allo sviluppo del prodotto, dalle formulazioni all'imballaggio fino alla spedizione.

L’economia circolare punta a ridurre il consumo di risorse naturali, prolungare la vita dei prodotti, promuovere la loro reperibilità e il riuso, minimizzare lo smaltimento di rifiuti e massimizzare il riciclo.

Perché le aziende beauty (e non solo) dovrebbero passare all’economia circolare

Si calcola che la transizione all’economia circolare permetterebbe all'Europa un risparmio netto annuo fino a 640 miliardi di dollari, da applicare sul costo di approvvigionamento dei materiali per il sistema manifatturiero europeo dei beni durevoli, pari al 20% circa del costo attualmente sostenuto.

L’italia, che è il secondo paese manifatturiero del continente dopo la Germania (ma in posizione più avanzata sulle capacità di riutilizzo e riciclo), potrebbe trarre massimi vantaggi economici dalla rivoluzione della circolarità, vantaggi che si tradurrebbero anche in occupazione aggiuntiva. Secondo le stime di ENEA (Energia Nucleare Energie Alternative), infatti, l’economia circolare sarebbe in grado di creare fino a 540.000 posti di lavoro entro il 2030.

L’economia circolare consente inoltre di risparmiare materie ed energia, promuovendo l’impiego di risorse rinnovabili per migliorare la qualità ambientale e ridurre le emissioni dannose per il clima.

Dobbiamo considerarla una necessità più che un trend perché stimolante per le aziende, chiamate a rinnovare i propri processi e a valutare altre attività per incrementare investimenti e occupazione; tutto ciò passando attraverso la diffusione delle tecnologie digitali, la dematerializzazione e l’utilizzo condiviso delle risorse.

Le aziende dovrebbero impegnarsi affinché l’economia circolare diventi una realtà, e per riuscirci la propositività e la divulgazione sono fondamentali: per questo bisogna continuare a promuovere il riciclo, le modalità anti spreco, e continuare a cercare nuove modalità di produzione sostenibili.

Hai mai provato prodotti derivanti da scarti alimentari? Cosa ne pensi?

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