Settimana lavorativa breve: possibile realtà?


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  • 10/08/2022
  • JOB BLOG

Nell’ultimo periodo abbiamo assistito ad un primo radicale cambiamento nel mondo del lavoro con l’introduzione allo smart working. Lo smart working ci ha resi consapevoli del fatto che, alcuni lavori, possano essere svolti comodamente da casa a parità di risultati. I successi dello smart working sono stati impressionanti e molti lavoratori non vogliono più tornare indietro alle modalità classiche.

Cos’è la settimana lavorativa breve?

L’introduzione della settimana lavorativa breve potrebbe rappresentare un grande passo verso l’innovazione del mondo del lavoro, al pari dello smart working. Per settimana breve si intende una settimana lavorativa composta da un giorno di riposo in più (alla settimana) a parità di stipendio.

Paesi come l’Islanda, il Giappone, la Nuova Zelanda, la Spagna e l’Inghilterra sono stati promotori di questa nuova modalità e i risultati sono incoraggianti.

Già nell’agosto 2019, Microsoft Japan ha introdotto la settimana lavorativa di quattro giorni dando ai propri 2.300 dipendenti cinque venerdì liberi consecutivi. L'azienda ha affermato che la produttività è aumentata del 40% e 9 dipendenti su 10 hanno affermato di preferire la settimana lavorativa più breve.

Anche in Islanda l'esperimento condotto tra il 2015 e il 2019 ha avuto successo. I luoghi di lavoro che hanno aderito, hanno ridotto le ore settimanali da 40 a 35 con ottimi risultati sul fattore produttività.

I vantaggi della settimana breve

L’obiettivo della settimana breve non è quello di condensare il lavoro in un minor numero di ore, bensì lavorare meno per lavorare meglio. Lavorare per un minor numero di ore a parità di stipendio significa avere più tempo da dedicare ai propri hobby, alla vita sociale e a tutto ciò che può favorire una corretta salute mentale del dipendente e del datore di lavoro.

É chiaro dunque, che la riduzione dell’orario di lavoro non è una rivendicazione esclusivamente sindacale, ma una necessità legata all’epoca in cui viviamo.

La strada verso la settimana breve è certamente percorribile se non fosse che, tale modello, non può essere applicato a tutti i settori. Alcuni settori, come quelli industriali e della manifattura, per poter applicare la settimana breve, dovrebbero prima spingere verso un’innovazione tecnologica tale da rendere l’attività in egual modo produttiva senza però gravare sui lavoratori.

È necessario guardare alla settimana lavorativa breve con la consapevolezza che non esiste un modello univoco per tutti, si può però, venire incontro a tutte le aziende con uno schema flessibile, studiato su misura, che guardi al profitto e alla performance ma non trascuri il benessere individuale.

Cosa ne pensa l’Italia?

Ad oggi in Italia, l’ipotesi della settimana breve non è ancora stata discussa a livello politico ma, alcune aziende, hanno già deciso di adottare tale misura. Awin Italia e Carter & Benson sono state le due aziende promotrici e anche loro hanno potuto registrare risultati positivi.

Il welfare aziendale e la produttività non sono stati intaccati in alcun modo, è aumentato il coinvolgimento dei dipendenti senza rinunciare in alcun modo alle performance e tempistiche aziendali.

Secondo te, la settimana di lavoro breve può essere applicata anche in Italia? O rimane una prerogativa dei paesi esteri?

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