Il rapporto tra flessibilità e benessere sul lavoro


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  • 06/04/2023
  • JOB BLOG

Rapporto tra lavoro e salute mentale, i residui del post pandemia

Con l’avvento della pandemia la nostra quotidianità ha subito importanti cambiamenti: le restrizioni e la preoccupazione generale hanno modificato il nostro approccio alla vita, ridefinendo le nostre priorità. Tale cambiamento ha, naturalmente, influenzato anche l’ambito lavorativo, dando vita ad una fase di rinnovamento in cui l’individuo cerca un maggiore equilibrio tra la realizzazione professionale e il proprio benessere quotidiano. Di conseguenza le aziende prestano sempre maggiore attenzione al benessere psicologico dei propri collaboratori, cercando, dove possibile, di garantire una serie di benefit (flexible benefit) che possano garantire il benessere personale e il welfare aziendale.

Sta cambiando anche il concetto di lavoro in sé, passando da un’idea di lavoro come “sacrificio” al lavoro come strumento di creazione di valore, allontanandosi da una mentalità padronale e dando sempre più valore all’integrazione e al giusto bilanciamento tra lavoro e vita quotidiana del singolo. Questa nuova dinamica lavorativa vede un impatto importante anche sull’approccio manageriale alle attività di tutti i giorni: lavorare per obiettivi da raggiungere e non per tempo impiegato accresce la motivazione e il senso di appartenenza al team. Le aziende che adottano questo approccio al lavoro hanno dimostrato di avere collaboratori più motivati, efficienti e coordinati. Tale cambiamento sarà utile, inoltre, a contrastare fenomeni come la “Great Resignation" (leggi di più a questo link) e il “Quiet Quitting” (ne parliamo approfonditamente qui) che tanto hanno fatto discutere negli ultimi anni.

Il concetto di flessibilità sul lavoro

Per flessibilità sul lavoro si intende l’autonomia che viene offerta al lavoratore in merito alla gestione della propria carriera, in termini di orario e sede di lavoro.

L’aumento della flessibilità sui posti di lavoro ha avuto un forte impatto soprattutto nel periodo pandemico e post pandemico, durante il quale era necessario permettere ai collaboratori di lavorare anche a distanza per favorire in distanziamento sociale. La flessibilità sul posto di lavoro può assumere diverse forme:

  • smart-working (permettere ai lavoratori di svolgere le proprie mansioni in modo flessibile, senza vincoli di tempo e luogo);
  • remote working (possibilità di lavorare da casa in orario d’ufficio);
  • job sharing (consentire a più persone di condividere lo stesso ruolo lavorativo dividendo le responsabilità e l'orario di lavoro);
  • lavoro a turni e/o part-time (che permette ai lavoratori di scegliere fasce orarie di lavoro più adatte alle loro esigenze);
  • settimana breve che consiste nella riduzione della settimana lavorativa a 4 giorni (l’esperimento pilota prende il nome di 4 Day Week) a parità di stipendio (scopri di più a questo link).

La flessibilità non riguarda solo la gestione del lavoro, ma anche aspetti collaterali come ad esempio il dress code, infatti, ad oggi, molte aziende non impongono vincoli sull’abbigliamento nel luogo di lavoro in ragione di uno stile più flessibile ma comunque decoroso.

Come abbiamo visto, il lavoro flessibile ha diversi vantaggi: molti studi dimostrano che i lavoratori con maggiore flessibilità lavorativa sviluppano un aumento del senso di gratificazione e appartenenza all’azienda e una consequenziale riduzione di stress e burnout. D’altra parte, le aziende che offrono piani di lavoro flessibile vedranno diminuire il turnover tra i dipendenti in quanto più appagati e fidelizzati all’azienda, assisteranno ad un aumento della produttività e, inoltre, potranno risparmiare in termini di costi e manutenzione dei luoghi di lavoro.

È importante sottolineare che non sempre le soluzioni di lavoro flessibile sono adattabili a tutte le aziende e a tutti i luoghi di lavoro. In alcuni casi, il fatto che i dipendenti abbiano disponibilità orarie differenti potrebbe rendere problematica la collaborazione fra colleghi o esterni (come clienti e fornitori). La comunicazione non verbale e diretta potrebbe con il tempo dare vita ad incomprensioni o fraintendimenti; inoltre, alcuni collaboratori meno motivati e organizzati potrebbero avere una resa peggiore lontano dalla supervisione dei propri responsabili. Per quelle categorie di lavoratori a cui non è possibile applicare formule di lavoro flessibile, vengono comunque forniti altri benefit legati al welfare che vedremo in seguito.

Naturalmente, il cambiamento in questa direzione, deve essere accompagnato dal rinnovamento della cultura organizzativa dell’impresa, nonché da una nuova modalità di gestione delle persone e delle relazioni interne, al fine di intraprendere un percorso capace di comprendere risorse, spazi e tecnologie. La flessibilità è, anche, una questione culturale e necessita di un ripensamento delle modalità operative, dei processi (change management) e delle relazioni tra le persone.

Quali sono gli effetti di un maggior benessere psicologico sul lavoro?

Come abbiamo visto in precedenza, il lavoro incide fortemente sul nostro benessere psicologico e fisico. I responsabili che mirano al benessere dell’azienda notano nei propri collaboratori un incremento del senso di appartenenza e realizzazione, un rinnovato equilibrio tra lavoro e vita privata e un maggiore interesse nello stabilire relazioni sane con i propri colleghi.

I collaboratori si sentono sostenuti dalle politiche di flessibilità adottate, riconoscono nel luogo di lavoro un ambiente sano e capace di favorire creatività e produttività, migliorano le loro performance poiché si sentono parte di un team che li sostiene, percepiscono la valorizzazione dei propri risultati e, di conseguenza, migliorano la propria autostima.

Molte aziende, dopo aver messo in pratica comportamenti e azioni volte a migliorare il benessere psicologico, ne testano i risultati attraverso la somministrazione di sondaggi anonimi ai propri collaboratori. Questo tipo di monitoraggio è utile all’azienda per valutare i risultati del proprio sforzo e, spesso, supportati da psicologi, ad adottare nuove soluzioni.

Il monitoraggio del benessere dei lavoratori è di fondamentale importanza poiché permette di agire preventivamente rispetto a situazioni di tensione, stress o addirittura burnout. Ricordiamo inoltre che la figura dello psicologo all’interno delle aziende è essenziale, sia per tenere traccia del benessere dell’intera azienda, sia per l'elaborazione di programmi di prevenzione mirati al benessere psicologico dei lavoratori.

Come promuovere il benessere del lavoratore all’interno delle aziende?

Tra le tante iniziative volte alla promozione del benessere aziendale (come la flessibilità di cui abbiamo già parlato), ce ne sono altre che fanno parte del welfare aziendale e favoriscono il benessere del lavoratore su diversi aspetti. Si tratta di interventi a sostegno della maternità, erogazioni di buoni spesa, convenzioni con palestre e asili nido, abbonamenti ai trasporti pubblici e programmi di formazione. Tutti questi benefit incidono positivamente sul benessere del lavoratore poiché vanno ad alleggerire il suo carico di preoccupazioni all’interno della sua sfera privata e di conseguenza ad essere più sereno.

Secondo un sondaggio di Ipsos per il World Economic Forum, solo l’82% delle aziende intende il benessere psico-fisico dei collaboratori come una priorità; l’87% delle aziende intervistate hanno in progetto un piano volto al benessere dei lavoratori, ma una reale strategia è stata messa in atto solo dal 55% delle aziende intervistate.

Dunque, il futuro del lavoro mira a ridisegnare un nuovo modello organizzativo che abbia come fulcro il benessere dei propri collaboratori. Come abbiamo visto, soluzioni ad hoc per le diverse esigenze dei lavoratori sono già state pensate da tempo, ma si può fare ancora tanto. Ricordiamo inoltre, che le nuove modalità di lavoro (ibride o smartworking) devono essere disciplinate da regole e ben organizzate, al fine di non creare senso di smarrimento e frustrazione.

Ecco alcuni spunti per la gestione del lavoro da remoto:

  • Pianificazione delle attività: avere un quadro completo delle attività da svolgere aiuta a definire le priorità e il tempo di svolgimento di ogni mansione.
  • Gestione del tempo: lavorare da remoto può indurre a perdere la cognizione del tempo, è importante gestire la giornata lavorativa in smart working al pari di una in ufficio.
  • Conoscenza e utilizzo di strumenti e software adeguati: le aziende si occupano di formare il personale all’utilizzo dei software e dispositivi per il lavoro da remoto prima di intraprendere questa modalità lavorativa.
  • Luogo di lavoro adatto alle proprie esigenze: lavorare in un ambiente accogliente favorisce la concentrazione e allontana lo stress.

Le aziende italiane stanno compiendo grandi passi verso il raggiungimento di un maggior benessere organizzativo all’interno delle aziende, d’altra parte collaboratori di tutte le età si stanno mettendo in gioco reinventandosi all’interno di nuove dinamiche lavorative.

Job on Beauty si occupa di supportare le aziende in queste fasi di cambiamento, studiando insieme soluzioni ad hoc, inoltre promuove una formazione mirata su soft skills e hard skills per i professionisti. Contattaci, saremo felici di aiutarti a dare una nuova direzione alla tua azienda.

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